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in bici
Valle Spluga
Cascata in Val Febbraro
(SO)

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SECONDA PARTE

Partendo sempre da Campodolcino in Valle Spluga o Valle San Giacomo, si risale verso nord fino ad Isola e da li si sale nella Val Febbraro, alla scoperta dei luoghi dei nostri antenati del Mesolitico.


Val Febbraro località Case Raseri

 
Lago d'Isola - Case Raseri - Val Febbraro

Lunghezza
Diff.
Dislivello
Fondo
Percorso
Pend. med./max.
Panoramico
Fontanelle
Punti ristoro
mio Voto
32,5km
a/r
1282m
Asf-Sterr
Strad-Carr
7% - 10%
✩✩✩✩✩
✩✩✩✩✩
-
✩✩✩✩✩
Nota: questi dati sono riferiti al percorso completo: prima e seconda parte

  

 

 

 

 

 

 

 

 

Questa è l'alta Valle San Giacomo o Valle Spluga. In questa seconda parte, da Borghetto si ritorna verso Case Raseri, deviando a dx per la cascata di Val Febbraro



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IL PERCORSO

La Valle San Giacomo o meglio nota come Valle Spluga perché porta all'omonimo valico Italo/Svizzero è raggiungibile passando da Chiavenna. Una bella salita con alcuni tornanti sale sino a Campodolcino, punto di partenza per questa escursione.

Si risale la Valle sino ad Isola e da lì ci si inoltra su per la Val Febbraro verso Borghetto. Poi al ritorno, giunti a Case Raseri, si devia a dx per la cascata di Val Febbraro.

Rifornimenti idrici

Numerose fontane si trovano lungo il percorso nelle frazioni attraversate

Quale bici usare

Consigliabile MTB front o full suspended, buon cambio e sospensioni e ottimi freni


La Cascata della Val Febbraro

 

Come scritto nella Prima Parte, era tardi e avrei perso tempo per raggiungere Borghetto e risalire sino al punto in cui mi aspettava la gregaria, per cui mi sono accontentato di fare delle foto da lontano

E a pensare che 10.000 anni fa anche i nostri antenati, d'estate, venivano quassù a procurarsi il cibo cacciando e questo fa pur sempre un certo effetto!

Certo non c'erano queste abitazioni, ma il contesto intorno, per lo meno le montagne erano queste, ci saranno stati più neve e ghiacci, quello senz'altro ed anche più foreste. Del resto un prato esiste o per la mano dell'uomo o perché particolari condizioni climatiche non permettono la crescita di alberi, altrimenti ci ritroveremmo foreste ovunque.

Basta vedere le nostre valli abbandonate dove il bosco si è ripreso le radure dei pascoli.


Questa è la vista mentre si scende da Borghetto, con la baita che è posta in posizione più elevata in tutto questo versante della valle a 2085m s.l.m. Sullo sfondo, a dx, la cima del Groppera, in centro le montagne che dividono la Valle Spluga dalla Val Di Lei. Dietro il tetto l'altopiano degli Andossi che divide la Valle Spluga dalla Valle di Madesimo


Il Pizzo dei Piani sovrasta la scena e fa da confine con la Svizzera. Alle mucche di certo non importa di essere ad una "zampa" dal confine, a loro importa che ci sia un'erba gustosa e saporita!


La carrabile a 2000m si snoda seguendo il profilo della montagna ed ero quasi in vista del punto dove avevo lasciato la gregaria.

Le cime Svizzere dell'Innershwarzhorn, nonostante la loro esposizione a sud, conservavano ancora dei nevai, meglio così! Oramai, notizia di oggi, l'Arco Alpino s'é perso quasi il 40% dei ghiacci perenni in questi ultimi 50anni a causa del riscaldamento globale.

Del resto 50 anni fa avevamo si e no un'auto ogni 100 abitanti, in una casa comune si aveva una sola stanza riscaldata per poche ore al giorno, niente aria condizionata, mentre tutto attorno a noi non esisteva nulla di superfluo, ne in casa ne fuori.

I pochi mezzi a motore avevano tutti cilindrate contenute e basse potenze. Non c'erano il Brasile, la Cina, l'India ed altre nazioni emergenti a fagocitare risorse energetiche in modo spropositato, in sostanza era un altro mondo ed un altro modo di vivere. Inutile girarci attorno, il nostro pianeta Terra è uno solo ed ha il suo equilibrio naturale a cui gli animali non hanno mai portato sconvolgimenti, mentre l'uomo pensante e super istruito si!

Cosa lasceremo alle generazioni future? Osservando questi ultimi 50anni la risposta è: Ben poco di quello che c'era 50 anni fa e che rimarrà solo un lontano ricordo, se tutti hanno in testa il "Profitto", sempre ed ad ogni costo e sempre di più anno su anno!


Ma ritorniamo a noi... una piccola malga, una fontana ed una pozza naturale e davanti il nulla dell'impronta umana se non quelle fievoli tracce ritrovate sul Pian dei Cavalli lasciate dai nostri antenati 10.000 anni fa.

Non certo loro ci hanno lasciato una "terra dei fuochi", scorie radioattive, diossine, furani o metalli pesanti e colate di cemento, forse è questa la sottile differenza di questi luoghi e del modo di viverli a zero impatto ambientale.

Certo oramai sono secoli che la società si è evoluta ed il Mesolitico rimane una cosa assai lontana dai giorni nostri.


Val Vamlera, ritorno alla natura, o sarebbe più corretto scrivere: opere realizzate con materiali naturali, salvo un paio di elementi in ferro, tecnologia che oramai ci portiamo appresso da quasi 4.000 anni!


Uso delle risorse naturali in modo controllato? Spero di sì, visto che in montagna esistono i piani di taglio controllato dei boschi.


I pini svettanti in cielo ci hanno fatto compagnia nell'attraversare il bosco


Stabisotto e Stabisopra, si ritorna in Val Febbraro

Stabisopra e la piccola cappella per le funzioni religiose.


Una distesa di Piode, sono i tetti di Stabisotto...


...da cui si gode di un bel panorama tutt'intorno


Sotto si trova Case Raseri, con il ponte sul Torrente Febbraro e la carrabile che porta alla cascata della Val Febbraro. La carrabile che invece si vede in alto è quella che porta in cima al Pian dei Cavalli e che in un progetto doveva divenire parte di una ciclopedonale che sarebbe andata a collegare, dopo aver attraversato il Pian dei Cavalli, Isola a San Sisto.
Staremo a vedere se le due amministrazioni interessate a questo progetto si metteranno d'accordo per portarlo a termine.


Questo cartello esplicativo lo si trova all'inizio della carrabile; Se cliccate sulla mappa la potrete vedere ingrandita e leggibile

 

Case Raseri e sopra Stabisotto. A sx in basso il ponte sul Torrente Febbraro, unico ponte a mettere in comunicazione i versanti opposti della valle


La Carrabile verso la cascata, a dx la località I Tecciai


Quello che può sembrare un innocuo torrente di montagna...



Ed ecco spuntare fra i pini la famosa Cascata della Val Febbraro



Giunti sin qui per noi era più che sufficiente, lo scopo era quello di vedere la cascata


Qui nel punto dove si immette nel Torrente Febbraro

 


Classica foto ricordo

C'è però da fare un appunto su questo luogo, infatti nel 1999 tre ragazze scout accampate sulla riva del torrente furono travolte dalle furia delle acque provocate da una precipitazione intensa ed improvvisa.

La tragedia si sarebbe potuta evitare in quanto la gente del posto osservando il cielo e vedendolo più scuro del solito, aveva sconsigliato di accamparsi vicino al torrente, cosa che purtroppo è accaduta.

Questo è il monumento a ricordo delle tre ragazze scomparse.


Terminata la visita di fronte alla cascata abbiamo preso la strada a ritroso verso Case Raseri

Anche qui alcune case con le caratteristiche parti in legno.




Si scende rapidamente, e dalla località Canto questa è la visione sulla Valle dello Spluga e parte degli Andossi che è l'altopiano che si vede sopra il margine dei boschi a sx. In alto, la cima del Groppera e il Pizzo Stella


La sotto Isola ci aspettava

Ancora uno sguardo per poi lasciare i freni e lasciar correre la bici


Ultima discesa panoramica su Isola


Da ciclisti diligenti abbiamo riportato a valle quel poco che avevamo degli involucri del nostro casto pranzo, mettendoli nei contenitori della raccolta differenziata e dando un ultimo sguardo da dove eravamo discesi.


Una vecchia casa ad Isola, qui la gregaria ha forato, peccato, poteva capitare, meglio qui che non a 2000m s.l.m. sullo sterrato.

A 50 m da qui c'era una fontana e per scrupolo gonfiata la camera d'aria ho voluto verificare dove fosse il foro, giusto per capire se avrei dovuto cercare qualche corpo estraneo conficcato nello pneumatico, ispezione che comunque ho fatto per non dover smontare la ruota due volte!



CONCLUSIONI

Anche e soprattutto la discesa da una montagna ti permette di vedere nuove visuali e panorami, quando impegnati durante le salite non si hanno modo di vederli, come dire: una montagna riserva sempre una doppia facciata.

Anche la breve strada che porta alla cascata dona nuove visioni che fanno apparire la valle sotto un aspetto differente. E come sempre, andateci di persona e le cose appariranno ancora più belle!



PRIMA PARTE

 

 

 

 

buone pedalate a tutti, Outside

Un foto racconto di Cadore designer © 2015
pagina creata:22-09-2015
ultimo aggiornamento: 22-09-2015
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