Veneto in bici
CADORE
Lunga via delle Dolomiti
da Calalzo di Cadore
a Passo Cimabanche
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PRIMA PARTE

La "Lunga via delle Dolomiti", una ciclabile che vi porta ad attraversare uno dei luoghi riconosciuti dall'UNESCO come Patrimonio Naturale dell'Umanità


San Vito di Cadore uno dei comuni attraversati dalla Lunga via delle Dolomiti, con alle spalle da sx. la Croda Marcora (sopra il lampione) appartenente al gruppo Sorapis, seguono , la Cima Belprà e la Cima Scottèr del gruppo delle Marmarole.






Lunghezza
Diff.
Dislivello
Fondo
Percorso
Pend. med./max.
Panoramico
Fontanelle
Punti ristoro
mio Voto
102km
1022m
asfa/sterr
ciclabile
2% - 5%
✩✩✩✩✩
✩✩✩
✩✩✩✩✩
✩✩✩✩

  

 

 

 


Ci troviamo nelle Dolomiti, in provincia di Belluno nel Centro Cadore.
Si parte da Calalzo di Cadore nella Valle del Piave, percorsa dalla strada 51 bis, per poi risalire da Tai di Cadore nella Valle del torrente Boite sino al Passo di Cimabanche.

Da Cimabanche la ciclabile prosegue costeggiando la Rienza (subaffluente dell'Adige) per terminare a Dobbiaco.




L'altimetria del Percorso

Sono 930m di dislivello da superare sino a Cimabanche, se poi si aggiunge il ritorno (la discesa a dx.) il totale sale a 1022 m. La pendenza media è al 2% con brevi strappi anche al 5%.

Località
Km. Distanze progressive
Altitudine
m. Dislivello progressivo

Calalzo di Cadore

0
746
0

Pieve di Cadore

5,84
892
138

Tai di Cadore

8,5
836
138

Valle di Cadore

11,66
860
152

Vodo di Cadore

20,68
912
230

Borca di Cadore

23,76
965
282

San Vito di Cadore

27,6
1015
345

Dogana Vecchia

32,28
1132
454

Cortina d'Ampezzo

39,41
1211
571

Passo Cimabanche

53,37
1538
914




Queste due immagini sono tratte da:


Il percorso

Pronti, via, si sale, sì. La Ciclovia lunga via delle Dolomiti inizia dal piazzale della Stazione Ferroviaria di Calalzo di Cadore e ripercorre il sedime del tracciato della ex Ferrovia delle Dolomiti, risalente alla 1° Guerra Mondiale, dismessa nel 1964 e che collegava Calalzo di Cadore a Dobbiaco in Val Pusteria. Per saperne di più in rete si possono trovare molte informazioni a riguardo, ecco alcuni link: LINK1 - LINK2 - LINK3.

Dei manufatti dell'originale tracciato sono conservate le stazioni, non sempre in buono stato di conservazione, caselli, ponti e viadotti e le gallerie.

Essendo un percorso ferroviario, non ha pendenze eccessive, per cui è possibile farlo anche in salita, senza particolari difficoltà, salvo avere un buon allenamento alle spalle: sono pur sempre 50km e quasi 1000m di dislivello.

Per chi non volesse affrontare la salita è possibile effettuare un percorso all'inverso, ovvero scendere dal Passo Cimabanche sino alla stazione FS di Calalzo di Cadore per poi farsi riportare in cima con il Bus+bici www.dolomitibus.it (solo d'estate), oppure sfruttando il Noleggio delle biciclette a Calalzo di Cadore, Pieve di Cadore, San Vito di Cadore, Cortina d'Ampezzo www.infodolomiti.it

 

Condizioni del percorso

Ciclabile asfaltata da Calalzo di Cadore a Dogana Vecchia, 1,5km di sterrato sino a Cortina d'Ampezzo, 11,88km di sterrato da Cadin di Sotto a Passo Cimabanche


 


Come arrivarci

Dall'autostrada A4 Milano-Venezia-Trieste si prende la A27 per Vittorio Veneto uscita Belluno, proseguendo sino a Calalzo di Cadore

Distanze

Da: Milano 394 km - Trieste 255 km - Venezia 136km - Brescia 296km - Verona 236km

Dove parcheggiare

Piazzale della stazione di Calalzo di Cadore o al Passo Cimabanche

Tempi di percorrenza

Percorso in salita da Calalzo di Cadore a Cimabanche: 3h 43' alla media di 14 km/h
Percorso in discesa da Cimabanche a Calalzo di Cadore : 2h 10' alla media di 24 km/h.

In sostanza occorre pedalare per 6h continuative se si vuole salire e scendere, e calcolando anche varie soste per alimentarsi e/o fare foto , un minimo di 8-9h vanno messe in conto, da ridurre a meno della metà se si opta per la sola discesa.

Tenere presente che in discesa si viaggia attorno ai 29km/h ed il tempo è riferito al puro tempo di discesa ovvero sempre in movimento, idem per la salita.



Alle volte ritornano

Vi chiederete cosa rappresentano questa scritta e il logo posto in apertura, vi dico subito che non sono scritte o loghi ufficiali della Provincia di Belluno, ma un concorso a cui ho partecipato tempo fa. Vi chiederete ancora cosa c'entra con questo percorso, forse leggendo perché avevo creato il logo e il "motto" forse capirete ciò che sto per scrivere a riguardo del percorso.

Questo percorso assume anche un significato personale importante, è un simbolico ritorno in patria, un ritorno alle origini di un Cadore nel Cadore. Di fatto ho ripercorso i tratti di strada che i miei progenitori hanno fatto nel corso del tempo e che li ha portati a migrare lontano dal Cadore; la cosa curiosa è che l'ultima tappa, più di 70anni fa, è stata fatta in bicicletta, per ben 250km, con due persone che si alternavano sulla canna della bicicletta, mentre l'altro pedalava. Per cui ho fatto due tappe simboliche, una nella laguna veneta nei luoghi dove hanno trascorso parte della loro vita, e un'altra tappa nel Cadore, luogo che i miei vecchi indicavano dicendo di essere "discesi" dai boschi; non ho mai appurato in realtà da dove, ma mi accontento per il cognome che porto addosso.

Una considerazione personale sul percorso

Era da qualche anno dopo esserne venuto a conoscenza, che volevo verificare di persona questa Ciclabile delle Dolomiti o Lunga via delle Dolomiti, già quale delle due adottiamo?

Qui sotto un manifesto di circa 6x1,50m posto su un muro della Stazione a Calalzo di Cadore riporta "Ciclabile delle Dolomiti", mentre un pieghevole fresco di stampa recuperato all'EXPOBICI di Padova riporta:" Lunga via delle Dolomiti". Ora, se già noi Italiani potremmo avere qualche dubbio che si tratti della stessa cosa, penso che a maggior ragione per uno straniero che conosca a mala pena la nostra lingua i dubbi aumentino, quindi sarebbe meglio dare un titolo unico e adottarlo sempre in ogni pubblicazione ufficiale.

Sempre sul primo manifesto c'è scritto " Partenza per l'Europa" e il percorso si ferma a Cortina d'Ampezzo, mentre si sa che in Italia prosegue sino a Dobbiaco e poi da San Candido passa in Austria sino a Lienz. Forse era il caso oltre che scriverlo, anche di disegnarlo sulla mappa e a mio avviso allo stesso modo si sarebbe dovuto fare sul pieghevole.

Con queste grandi premesse "Partenza per l'Europa" sino in Austria, uno parte con un preconcetto che troverà una ciclabile con i "fiocchi" un' Autostrada per le bici, ma è proprio così?



bellitaliainbici
annovera più di 230 percorsi pubblicati, vale a dire che un minimo di esperienza in materia è stata accumulata, per cui le mie considerazioni sono fondate su dati di fatto e sul confronto con altri percorsi di analoga importanza.

Quindi quando si vuole innalzare un percorso al rango di Ciclabile e soprattutto a livello Europeo, come minimo ci si aspetta che assolva a minimi requisiti che riguardano il percorso stesso e tutto ciò che serve a garantire una fruibilità in sicurezza.

Di seguito riporto un elenco di cose che ho riscontrato e che a mio parere andrebbero modificate e/o adeguate alle normative vigenti.

1) SEGNALETICA

E' di primaria importanza che il percorso sia uniformemente segnalato sempre con la stessa tipologia di cartelli direzionali; gli stessi, oltre che rappresentare la direzione ed il luogo o i luoghi che si possono raggiungere, devono fornire anche le distanze in km ed essere posizionati in modo che siano ben visibili.

Lungo il percorso nessun cartello presenta queste caratteristiche: sono presenti difformi e dissimili cartelli indicanti la ciclabile stessa e senza alcun chilometraggio indicato.

Quando si arriva in presenza di centri abitati o frazioni, sarebbe opportuno che ci fosse un cartello che indichi il luogo in cui ci si trova, forse qui non è indispensabile perché ci sono le varie ex stazioni e caselli a sopperire alla mancanza!

2/a) Segnaletica Orizzontale di riconoscimento percorso ciclabile/pedonale

Non sempre presente e quando presente dissimile nei vari tratti

2/b) Segnaletica orizzontale per attraversamenti stradali

Premessa:
Una pista ciclabile di importanza Europea non può presentare innumerevoli intersezioni ed attraversamenti con strade urbane ed extraurbane, senza le opportune segnalazioni.
Inoltre gli attraversamenti, dove presenti ed irrinunciabili, vanno messi con precedenza ai cicli/pedoni anziché al traffico veicolare stradale.

Di fatto gli attraversamenti stradali in un percorso ciclabile a questo livello andrebbero trasformati in sovra o sottopassi: come quello fra Valle e Venas e quello a Nord di San Vito di Cadore.

Un percorso di questo livello non dovrebbe essere frammisto ad un traffico locale veicolare, e/o nel caso rimarrebbe prioritaria la segnaletica orizzontale e verticale per cicli e pedoni, con limite di velocità ai veicoli di 30km/h su strade urbane e 50km/h su extraurbane, con obbligo di segnaletica orizzontale che delimiti la corsia riservata alle bici e pedoni.

Resta comunque il fatto che simili situazioni declassificano il livello di importanza della Ciclabile, uscendo di fatto da un percorso protetto e separato.

3) FONDO STRADALE

Un percorso ciclabile di importanza Europea e di collegamento fra Stati e Regioni deve permettere l'utilizzo di ogni tipo di bici nessuna esclusa. Attualmente se non si ha a disposizione una MTB o una bici da trekking con pneumatici adeguati, ben difficilmente con altri tipi di bici, si possono percorrere agevolmente i tratti non asfaltati, a meno di accettarne il disagio.

In questo tracciato oltre a tratti sterrati con ghiaia, canali e brecciolino, c'è anche un tratto in single track! Chiaro che tutto ciò non è certo a livello di percorribilità per ogni mezzo.

Per cui il fondo nei tratti sterrati andrebbe asfaltato al pari degli altri tratti, e dove c'è abbastanza spazio, come da Cortina a Cimabanche, è possibile anche limitarsi ad una sola porzione della larghezza totale riservando una parte in brecciolino per i patiti del fuoristrada.

Non parliamo poi della "Perla delle Dolomiti " che presenta addirittura: marciapiedi senza scivoli, un'infinità di attraversamenti stradali "ovviamente" con precedenza ai veicoli, di cui uno molto pericoloso su statale (in località Coiana), difficoltà nel trovare i cartelli che segnalino la ciclabile, la ciclabile stessa che di fatto è una passeggiata pedonale e un tratto di 500m scarsi che mancano da Acquabona verso sud. In pratica Cortina è il comune che ha fatto di meno per la Ciclabile.

4) ILLUMINAZIONE GALLERIE

Andrebbe rinforzata e rivista sempre per la sicurezza.

5) COLONNINE DI SERVIZIO

In percorsi di questa lunghezza qualche colonnina con pompa, qualche ferro incatenato e acqua, non farebbero male.

Alcuni esempi di come andrebbero modificati gli attraversamenti stradali

Ecco come deve presentarsi una ciclabile quando incontra una intersezione di una strada a senso unico.

Innanzitutto la pista è ben delimitata e con strisce orizzontali ben visibili, i loghi delle bici sono ben dipinti in bianco su sfondo rosso ad indicare che ci si trova di fronte ad una ciclabile ed inoltre il passaggio è delimitato da riquadri bianchi che segnalano l'attraversamento delle biciclette.

Come si può vedere non c'è nessun cartello di interruzione della ciclo-pedonale, che prosegue senza soluzione di continuità, anche nel successivo attraversamento sullo sfondo.

Sono le autovetture che debbono dare precedenza ai pedoni e ai cicli e non viceversa!


Intersezione con ciclo-pedonale su strada a doppio senso di marcia in prossimità di strada principale.

Stessa disposizione di sopra, i veicoli debbono ottemperare all'obbligo di dare precedenza ai pedoni e ai cicli.



Attraversamento di una ciclo-pedonale su strada ad alto scorrimento.

Il passaggio è segnalato come nei casi precedenti , in aggiunta un'illuminazione soprastante rende ben segnalato e visibile l'attraversamento anche in notturna, non solo, l'attraversamento è posto su un rialzo dissuasore di velocità per i veicoli, posto allo stesso livello della pista ciclo-pedonale.

Il rialzo della sede stradale è segnalato dalle bande di colore giallo, in ambo i sensi di marcia.


il Cadore

Prima di partire un passaggio da Belluno il capoluogo della provincia e del Cadore

 

Si parte, era ora! Questo è il piazzale con parcheggio della Stazione di Calalzo di Cadore, la stazione è in centro alla foto, la mia bici è pronta e la mia guida turistica ufficiale si stà scaldando al sole del primo mattino.

Appena lasciata la stazione si prende la direzione per Pieve di Cadore, sotto il cartello della pista ciclabile che in effetti manca di indicazione del verso e luogo più prossimo e della distanza in km, oltre
alla denominazione del percorso stesso. Visto così io interpreto che mi sto trovando su una ciclabile.

Prendendo la direzione per la ciclabile, si percorre una strada secondaria a basso traffico, dove ci sono due curve ad ampio raggio che servivano al treno per alzarsi in quota.

Giunti in località San Francesco inizia il percorso ciclabile vero e proprio, e qui è mostrato in effetti cosa c'è che non va:

1) in bici si proviene da questo stop ed occorre attraversare la strada per raggiungere la ciclabile, ovviamente non c'è alcuna segnalazione di prosecuzione di ciclabile o di attraversamento, la stessa ciclabile è segnalata con un anonimo cartello blu raffigurante una bici e non posto ben visibile all'inizio della ciclabile, mentre sotto, sul palo, il piccolo cartello rettangolare dovrebbe dare informazioni sul percorso.

2) Chi provenisse dal senso opposto, non troverebbe alcun cartello verticale né segnaletica orizzontale ad indicare il termine della ciclabile.

Come inizio di una ciclabile Europea fra il primo cartello e questo, lascio a voi ogni considerazione!

Nonostante queste cosucce proseguiamo, con lo sfondo delle cima delle Marmarole e il picco della Croda Bianca. Oltre il prato, Calalzo di Cadore, mentre sulla costa della montagna la frazione di Grea di Domegge di Cadore.




Forse è arrivato il momento di fare le presentazioni, come avrete visto ho un accompagnatore, ma non un accompagnatore qualunque, si tratta di Bortolo Calligaro ex. professore in Lettere, profondo conoscitore della storia degli usi e costumi e dei luoghi del Cadore visto che ci è nato, e non ultimo Accompagnatore Turistico dell'Associazione Bellunese Accompagnatori Turistici DOLOMITI...E VAI! e non solo, Presidente della sezione Fiab-Amici della bicicletta di Belluno ed esperto di cicloturismo.

Ovvio che disporre di una simile guida fa la differenza su quanto è possibile conoscere del territorio che si andrà a visitare, potendo avere particolari e notizie che difficilmente riusciremmo a cogliere da soli.

Per cui se formate un gruppo di persone con cui dividere la spesa, è senz'altro un plus per cogliere al meglio ciò che sa offrire il territorio del Cadore.



Alla frazione di San Francesco, incomincio ad inquadrare il paesaggio montano con boschi e prati




Si sale ancora di quota, verso un fitto bosco e passando davanti ad un primo casello della ferrovia. Gli strappetti ci sono, ma non sono impossibili.


Il primo vantaggio di disporre di una guida è di poter arrivare in posticini che conoscono solo quelli del luogo, e quindi attraverso il bosco si arriva in un punto... magico.

Sopra, se si ha un cavalletto, non occorre chinarsi tutte le volte a tirar su la bici!


Questo è il punto magico da cartolina che vale la pena raggiungere e ripaga già in parte il fatto di aver preso la Guida!

A sx. Calalzo di Cadore e più in là Domegge di Cadore, e questo è il Lago di Centro Cadore

Sullo sfondo a sx. il Monte Tudaio, in centro la cima dello Schiavon, a dx. il monte Brentoni



Sempre sfruttando le conoscenze della guida, si fa una deviazione lasciando la ciclabile e salendo verso Pieve di Cadore, si arriva ad un punto panoramico dove il CAI di Pieve ha sistemato questi simpatici tubi in direzione delle varie cime, ed è la direzione che poi prenderemo, per poi piegare a dx. verso la Valle del Torrente Boite.

Sulla dx. si vede spuntare la vetta bianca del monte Antelao.


Alle spalle di questo punto panoramico un monumento alla storia del Cadore, si tratta di Pietro Fortunato Calvi




Sempre dal punto panoramico uno sguardo verso Pieve di Cadore con ancora tre indicatori posizionati verso le cime delle Marmarole e del monte Ciastellin.



Passiamo davanti alla casa natale di Tiziano che tanti lustri ha donato alla sua terra.



Pieve di Cadore, la piazza dedicata a Tiziano Vecellio, con la sua statua bronzea.

Pieve di Cadore è da sempre la capitale storica del Cadore.

A sx il Palazzo della Magnifica Comunità di Cadore (XVI secolo)






La facciata del Palazzo della Magnifica Comunità di Cadore, a dx. spicca il campanile della chiesa di Santa Maria Nascente.



Il frontale del Palazzo, a dx spunta la cima del Monte Rite



La statua bronzea dedicata al grande pittore Tiziano Vecellio, da notare che pur essendo collocata a Pieve di Cadore, l'iscrizione riporta la dedica:

A TIZIANO IL CADORE

Avrebbero potuto scrivere: A Tiziano Pieve di Cadore, ed invece è tutto il Cadore che ha dedicato il monumento, e anche per il fatto che Pieve di Cadore è il centro storico e culturale del Cadore.

La mia guida personale mi ha portato all'interno del Palazzo, dove ho potuto visionare questi tre antichi reperti. A sx, l'antico stemma del Cadore riportato su una bandiera tricolore, e stante la data iscritta 1739, ne farebbe il Tricolore più vecchio d'Italia, in anticipo di 57 anni rispetto a quello ufficiale di Reggio Emilia.
La questione è ancora tutta da dirimere.

In centro il castello di Pieve posto su un'altura che domina la valle del Piave sottostante, ora trasformato in lago artificiale. Dopo la caduta della Repubblica di Venezia, il Castello cadde in rovina, e al suo posto ai primi del 900, venne costruito un forte dall'esercito Italiano, denominato Batteria Castello.

Sulla dx. il Castello di Botestagno, costruito su un picco roccioso nella Valle del Torrente Boite, si trova a circa 6,5 km a nord di Cortina. Risalente all'anno 1000 ora ne rimangono pochi resti.


Finita la breve visita a Pieve di Cadore, siamo tornati indietro di qualche centinaio di metri, visto che Bortolo mi voleva mostrare la diga sul Piave in località Sottocastello, una diga il cui bacino contiene 50 Milioni di metri cubi d'acqua.

Alta 108 m. e larga 410m. fu costruita nel 1949 e produce 210MW/h



Proseguiamo e arriviamo a Tai di Cadore, questo è lo stato di abbandono della vecchia stazione ferroviaria, e anche il vicino cartello indicante la ciclabile è in sintonia con l'abbandono!


Tai di Cadore


Incontro con un folto numero di cicloturisti. Ci fermiamo chiedendo la provenienza, un po' di Inglese e Tedesco per capire che provenivano dall'Austria facendo un tour nel Veneto.

Come si può osservare questa sarebbe la ciclabile! Ci troviamo di fatto su una strada comunale con tanto di ville accanto e cancelli di uscita diretti sulla strada, senza uno straccio di segnaletica orizzontale a delimitare la pista ciclabile e non solo, con traffico veicolare a cui occorre fare attenzione!

Se questa è la Lunga via delle Dolomiti, forse occorre rivedere le proprie mire e chi ne è responsabile ci rifletta un attimo.

Del resto gli stranieri disponendo di ciclabili di tutt'altro livello, faranno senz'altro dei commenti a riguardo.



Lasciamo e salutiamo i turisti Austriaci, non prima di fare un minimo di promozione, mostrandogli il logo di bellitaliainbici che ho sulla maglietta ed invitandoli a visitare il sito web. Si arriva così in vista di Valle di Cadore.

Sullo sfondo da sx le Croda di Cuze, il Sassolungo di Cibiana, le cime dello Sforniói Nord, tutte appartenenti al gruppo del Bosconero. In centro Passo Cibiana.

A dx. il Monte Rite sul quale Messner ha realizzato il Museo della montagna, utilizzando una grande fortezza costruita prima della Grande Guerra del 1915-18.



A Valle di Cadore incontriamo un altro gruppetto di cicloturisti stranieri. In questo caso la ex Stazione ferroviaria è stata ristrutturata ed ora è sede dei Vigili del Fuoco.

Nelle vicinanze è disponibile anche una fontana per il rifornimento idrico delle borracce.




Non tutti i manufatti sono stati conservati, e qui sono rimaste in piedi le mura. Incontriamo un' altra breve galleria.

Arriviamo alla frazione di Vallesina, qui l'ex ponte ferroviario viene sfruttato dalla ciclabile.

Sullo sfondo a sx. un'altra galleria posta sul tracciato, mentre a dx. si possono osservare i muri di contenimento con arcate di rinforzo che erano state approntate per la sicurezza del tracciato ferroviario.

Sotto il ponte della ex. ferrovia un altro ponte della strada Alemagna.



Dal ponte è possibile osservare un vecchio mulino completamente restaurato, sullo sfondo la bianca cima del monte Antelao.



Usciti dalla galleria di Vallesina imbocchiamo un provvidenziale sottopasso della statale e in breve ci troviamo alla frazione di Venas.



A Venas lungo la ciclabile si trova una recente costruzione, si tratta di Villa Gaia un Bike Hotel con servizi orientati ai ciclisti, fornendo ai loro ospiti anche le bici gratuitamente, oltre a un piccolo spazio dedicato alla eventuale manutenzione della bici. https://www.villagaia.info/




All'uscita di Venas, si arriva a questo ex casello della ferrovia, e qui purtroppo la ciclabile è interrotta dall'attraversamento della strada che porta alla Forcella Cibiana.

Naturalmente occorre prestare molta attenzione al traffico veicolare, anche perché l'attraversamento della ciclabile e la sua presenza è segnalato ai veicoli con segnaletica verticale poco evidente. Manca del tutto la segnaletica orizzontale sul fondo stradale. Inoltre la strada provinciale è in forte pendenza e i veicoli hanno velocità pericolose, con eventuali difficoltà d'arresto in caso di frenata improvvisa

Anche questa è una situazione da risolvere per mettere in sicurezza il percorso.

Rammento che come indica il cartello questo percorso è ciclo-pedonale e secondo il codice della strada l'attraversamento pedonale va segnalato ed è prioritario sul traffico veicolare, con tanto di segnalazioni orizzontale e verticali per gli automobilisti in transito sulla strada.

Forse è il caso di adeguarsi alle leggi vigenti specie in questo caso di importanza dello stesso percorso!


Visto che ci si deve fermare approfittatene per visionare due teche in vetro che contengono, una delle vecchie fotografie e documenti della ex. ferrovia...



... mentre l'altra teca mette in mostra alcuni vasetti con delle varie specie di Vipere conservate sotto alcool.


Ad un tratto spunta fra gli alberi questa vista spettacolare sul "Caregòn del Padre Eterno"
prontamente datomi come appellativo dalla mia guida Bortolo.

Di fatto è la cima del Monte Pelmo, e i locali la chiamano "seggiola del padre eterno" perché da una certa angolazione assomiglia ad un immenso scranno con la sua seduta e i suoi braccioli.




Qui occorre fare attenzione la ciclabile prosegue a sx. e non vi sono cartelli ad indicarla.




Una lunga passerella in ferro con fondo cementato, e sullo sfondo l'Antelao.

Qui entra in funzione l'esperienza della mia guida che indicando la cima dell'Antelao mi sciorina un detto contadino: "Cuan che Antelòu bete 'l ciapel, dó la fau e su 'l restèl"
Ovvero quando la cima dell'Antelao è attorniata di nubi, posa la falce e prendi il rastrello per raccogliere il fieno e metterlo al riparo da probabili piogge.


Dopo il passaggio sulla passerella si arriva a questo ponte sul torrente Ruvinian.

Un torrente che di nome e di fatto spesso ha provocato danni all'ambiente circostante.

Alle sue spalle sempre la cima dell'Antelao.



Non potevo non immortalare questa scena con il Caregòn e il letterato, profondo conoscitore dei luoghi che stiamo attraversando.


Si procede nel silenzio della valle del Boite, distese di boschi, cielo azzurro ed alberi che incominciano leggermente a variare il colore sentendo l'autunno alle porte. Il sole che fa sentire ancora i suoi raggi e i profumi dei boschi, una piena immersione nella natura con scenari da favola.

Il mio ritorno alle origini non poteva essere festeggiato in modo migliore!


Arriviamo alla piccola frazione di Peaio con lo sfondo dell' Antelao


Ancora a Peaio, ma con la vista verso il monte Pelmo, come potete vedere non c'è che l'imbarazzo della scelta su cosa guardare.



Anche qui la ciclabile viene stoppata. Come sempre occorre chiedersi a chi va la priorità e comunque manca la successiva segnaletica orizzontale ad indicare il percorso ciclabile!

In sostanza o esiste questo percorso o non esiste, se esiste va riqualificato come tale sotto tutti gli aspetti se vogliamo che sia a livello Europeo e l'approssimazione va messa da parte.


La ciclabile affianca la strada Alemagna. Sull'altro lato della strada é visibile il monumento dedicato ai caduti delle due guerre con lo sfondo delle Rocchette e a dx. l'onnipresente Antelao.


Siamo in prossimità della stazione di Vodo di Cadore, a cornice sullo sfondo a sx. il Pelmo e a dx. le Rocchette. La giornata particolarmente tersa e luminosa mette in risalto, come se ce ne fosse bisogno, il paesaggio che ci sta di fronte.

Come potete osservare nella foto sopra, la pista ciclabile è correttamente divisa fra i cicli e i pedoni, anche se talvolta questi ultimi spesso se in gruppi, tengono ad occupare tutta la sede disponibile, costringendo i ciclisti a continui avvertimenti con il campanello.

In sostanza questo è il modo corretto per delimitare e segnalare la pista ciclo-pedonale, ma è stato fatto solo in alcuni tratti.



Nella stazione di Vodo troverete una fontana in acciaio inox per l'acqua.




Dopo la solita interruzione della ciclabile per un banale attraversamento di strada secondaria senza sbocco, la ciclo-pedonale riprende con il solito cartello verticale blu; anche in questo caso occorrerebbe mettere le strisce orizzontali di attraversamento e i cartelli verticali alle auto che segnalino l'attraversamento, la precedenza va alla ciclo-pedonale!


In una scena idilliaca, un ruscello scende dall'Antelao


Gli scorci si moltiplicano e c'è sempre l'imbarazzo su cosa immortalare.



per ingrandire

(SECONDA PARTE )

 

buone pedalate a tutti, Outside

Un foto racconto di Cadore designer © 2011
pagina creata: 26-09-2011
ultimo aggiornamento: 15-06-2015
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