Lombardia in bici

Valtellina
da Eita a Tola
(SO)
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In Alta Valtellina è possibile percorrere un bellissimo anello che tocca cinque valli. Un giro suggestivo che fa ricordare uno dei fatti tragici avvenuti negli anni 80' con la frana del Monte Zandila che spazzò via Sant'Antonio Morignone. In questo report è illustrato il secondo tratto da Eita passando per il Passo di Verva e discesa in Val Viola, Valdidentro e ritorno in Valdisotto a Tola.

Passo di Verva a quota 2301 m posto fra la Val Grosina e la Val Viola o Bormina

 
Eita - Passo di Verva - Val Viola - Bormina

Lunghezza
Diff.
Dislivello
Fondo
Percorso
Pend. med./max.
Panoramico
Fontanelle
Punti ristoro
mio Voto
69 km
1756 m
Asfal/Sterr
Strad/Carr
7%- 18%
✩✩✩✩✩
✩✩✩✩
✩✩
✩✩✩✩✩
N.B. Dati riferiti al Tracciato completo ad anello



 


La Mappa di Google Earth

Ci si trova in alta Valtellina nelle zone attorno a Bormio, il percorso intero interessa cinque valli: la Valdisotto, l'Alta Valtellina, la Valle Grosina, la Val Viola o Bormina e la Valdidentro. Punto di partenza e arrivo Tola passando per il Passo di Verva. Il curioso tracciato lo fa assomigliare al contorno della Sardegna!






L'altimetria del percorso: Alla iniziale discesa da Tola fino a Grosio fa seguito la salita in Val Grosina sino al Passo di Verva per poi affrontare la discesa in Val Viola-Bormina, in Valdidentro ed infine ritorno in Valdisotto al punto di partenza di Tola





Come arrivarci

Tola si trova a sud di Bormio, arrivando dalla superstrada da Tirano, invece di proseguire nelle gallerie fino a Bormio, dopo Sondalo prendere l'uscita per "Le Prese" sino a Tola.

Il percorso

Da Tola a Grosio sono 18 km in cui si perdono 460 m di dislivello. Parte del percorso è su strada secondaria a basso traffico e parte su ciclopedonale.

Fa seguito la salita in Val Grosina 15,2 km di strada asfaltata con pendenza media al 7% e qualche breve strappo al 18% con 1033 m di dislivello totali e 33 km dalla partenza.

Giunti ad Eita mancano 4,7 km per raggiungere il Passo di Verva e 592 m di dislivello. La pendenza media è del 13% con punte anche sopra il 20% tutto su sterrato. A quel punto dopo il Passo di Verva vi aspetta una discesa di 5,88 km al 9% però più dissestata della salita al Passo. Fanno seguito poi 3 km pianeggianti in costa nel bosco ed in fine 22 km di discesa su asfalto di cui 10 km sulla ciclopedonale Sentiero Valtellina.

Quindi il giro completo sarà di 69 km e 1756 m di dislivello.

 Bici consigliata

E' preferibile una MTB Full o una buona Front e come sempre: buoni freni in ordine. Molto meglio una biammortizzata per la parte sterrata in discesa dal passo.


Alta Valtellina

Nel precedente report da Tola ad Eita ci eravamo fermati qui ad Eita dando le informazioni per chi volesse fermarsi e ridiscendere per la stessa strada; oppure spiegando l'alternativa nel proseguire il giro completo ad anello con il valico del Passo di Verva che sarà oggetto di questo report.


Quindi presa la decisione per il giro completo non resta che proseguire sino a questo bivio...


... dove fra la pila di cartelli è compreso quello per il Passo di Verva dato a ore 2.10 quindi facendo i conti, per chi a piedi procede a 2,1 km/h. In bici fate voi i conti, noi fra le varie soste ci abbiamo messo 1h e 17'

 


All'inizio della salita sterrata sembrava tutto facile, ma ben presto ci siamo resi conto che è pur sempre una discreta salita oltre il 10%, se poi si aggiunge il forte e gelido vento contrario, l'altitudine, alcune zone in ombra, il tutto ha fatto si che non fosse proprio una passeggiata.

Qui ci eravamo fermati per aggiungere un capo ai nostri strati di vestiario strutturato a "cipolla", visto che da Grosio dove abbiamo toccato i 22° C esposti al sole poi eravamo passati ai 5° C, minima temperatura toccata in fondo alla discesa dal Passo di Verva in Val Viola.

Chiaro che con escursioni termiche notevoli occorre sempre stare attenti ad evitare le eccessive sudorazioni ed anche gli eccessivi raffreddamenti.

Eita era ai nostri piedi, abbiamo visto che c'era anche un rifugio ma essendo fuori stagione era chiuso


Guardando in alto su uno spiazzo prativo posto fra il limite vegetativo del bosco e delle rocce soprastanti, abbiamo scorto un gruppo di malghe sotto il Pizzo Coppetto mentre alla sua dx spuntava la cima del Monte Zandila che come vi ricordo, sull'altro versante ha provocato la terribile frana dell'87' in Valdisotto seppellendo la frazione di Sant'Antonio Morignone.


Quando la fatica si fa sentire si scende anche a sgranchire le gambe, sullo sfondo il Sasso Maurigno e il Pizzo Campaccio. Il fondo tutto sommato è bello ed anche la sezione della carrabile è sufficientemente ampia. Alle pendenze importanti ogni tanto si alternano tratti dove si può respirare.


Infatti come si finisce di respirare all'orizzonte appare il successivo strappo, non fatevi ingannare dalla foto sono sempre salite che richiedono un certo impegno, ve lo assicuro.



Fra i paracarri si può scorgere un edificio bianco fra la vegetazione


Si tratta del Rifugio Falck della sezione CAI di Dervio e si trova a quota 2005 m



Ricordate le malghe che avevo fotografato all'inizio del report, ecco, ora appaiono a sx tanto che più o meno da qui si è sullo stesso livello di altitudine. Sullo sfondo sono le creste delle Orobie al di là della Valtellina.


Lei al termine della lunga rampa precedente pensava che svoltando l'angolo poi spianasse invece si è trovata davanti ancora una salita più ripida per cui è scesa a riprendere fiato. Dietro di lei è Eita


A sx il Sasso Maurigno e a dx il Pizzo Coppetto e sotto il Rifugio Falck. In questo punto il Passo di Verva è dato a 1.20 h

Dal cartello sopra c'è anche l'indicazione per il Rifugio Falck di cui a sx si vede il sentiero per raggiungerlo attraversando più a monte un ponticello sul torrente Rio Verva

Superati i 2000 m di quota il paesaggio incomincia a cambiare con la presenza di massi più grandi disseminati lungo i pendii. Poco più avanti di lei, dove si vede l'ombra si trova un piccolo monumento

Si tratta di una campana, una pietra con l'iscrizione Madonna del Lago ed una edicola votiva accanto. Ed il lago dov'è?

 


Eh già! Salendo non lo si può notare, occorre arrivare in questo punto e guardarsi indietro per vederlo in quanto è incassato e circondato da una folta pineta.

Dietro il lago da sx si trovano Le Cime Redasco poi il Dosso dell'Oca a seguire sull'estrema dx il Monte Fo ed il Monte Storile

 

 

Si prosegue continuando l'avvicinamento al passo, oltre i 2000 m la vegetazione incomincia a scarseggiare, in questa gola sono presenti rari pini nani e bassi cespugli.

Del resto immagino che questa valle posta in direzione Nord/Sud, soffra di una forte ventilazione con venti molto freddi che a queste quote possono rendere difficile la crescita delle piante.


Tutto sommato i chilometri al passo non sono molti ma sembra che non ci si arrivi mai, poi con questo paesaggio mutevole in continuazione non si può non fermarsi a guardare di cosa è capace la natura nel corso del tempo. La strada fa letteralmente zig zag fra gli enormi massi.

 

 


A quanto pare non eravamo i soli che hanno avuto l'idea di scalare questo passo, resta solo da chiedersi se fossero saliti anche loro da questa parte e poi si stessero apprestando alla discesa o se al contrario di noi fossero saliti dalla parte opposta.

Questo non lo sapremo mai. Sta di fatto che stavano scendendo a tutta, cosa che da questo lato del Passo per il fondo abbastanza bello è relativamente fattibile, ma non certo da farsi nel versante opposto, a meno che di disporre di una bici tipo Allmountain, Enduro o Downhill

A chi servissero dei massi qui ne può trovare a volontà, c'è solo l'imbarazzo della scelta!


Eravamo sempre più in alto ma il Passo non arrivava mai, in compenso il sole si stava nascondendo dietro alcune nubi oltre ad essere sempre più basso e la temperatura complice il vento si abbassava sempre di più, tanto di averci costretti ad indossare i guanti invernali.

Anche guardando il GPS sembrava che il Passo fosse come si suol dire; dietro l'angolo ma non era proprio così!


Lei dopo quasi 32 km questi ultimi chilometri l'avevano provata un po', reduce anche della salita del giorno prima ai laghi di Cancano. Così ogni tanto si fermava a fiatare in questo paesaggio lunare in cerca di un po' di ossigeno che il vento dispettoso gli soffiava via dal naso. Non che io non avessi alcun problema, allo stesso modo sentivo che incominciava a calare l'ossigeno.

Mi ricordo ad esempio che durante la salita al Passo dello Stelvio fra i 2300 m e i 2700 m avevo avvertito distintamente il calo prestazionale con diminuizione della resa muscolare, evidenziata dal fatto che durante le soste occorreva molto più tempo perché il battito cardiaco ritornasse ad una frequenza regolare e qui ci stavamo avvicinando a quota 2300 m.

 

Intanto l'apparizione della prima neve e dei Corni di Verva a sx e di Sinigaglia a dx non potevano altro testimoniare che questa volta il Passo fosse dietro la curva!

 

 

Miraggio! Eh sì non poteva altro che essere il Passo di Verva!

 

Anche lei era stracontenta di essere riuscita a raggiungere questa meta, tra l'altro un giro che avevo messo sulla carta già almeno un lustro fa e come sempre fra il dire e il fare c'è sempre qualcos'altro di mezzo.

 


Passo di Verva 2301 m s.l.m. a voler vedere nemmeno un Passo eccessivamente elevato ma pur sempre richiedente un certo impegno per raggiungerlo, specie quando le temperature basse e calate repentinamente rispetto a qualche giorno prima ti obbligano a spendere più energie interne per mantenerti a temperature ottimali.

Per contro non ci si può coprire eccessivamente altrimenti si suda troppo, per cui è tutto un gioco di togli e metti! Fate conto che al mattino ci siamo svegliati con 2° C all'esterno e sulle selle c'erano veli di ghiaccio, mentre a Grosio il GPS fermo sotto il sole aveva raggiunto i 30°C.

A dire il vero queste sono cose di poco conto in confronto ai - 20 ° C che spesso abbiamo incontrato durante gli inverni scorsi, temperature che però erano sopportabili sia per il clima secco ed anche perchè oramai l'organismo si era acclimatato, qui invece siamo di fronte al primo vero cambio termico stagionale ed occorre dare il tempo per abituarci.


Tolto il "sassolino dalla scarpa" era ora di scendere in Val Viola/Bormina per poi proseguire in Valdidentro ed in fine il ritorno in Valdisotto al punto di partenza, ma oramai arrivati a questo punto il più era fatto e il resto era quasi tutta discesa a parte qualche strappetto ancora da superare una volta giunti a valle.

Una panoramica del Passo di Verva verso la Val Viola. Oltre le montagne in fondo a sx si andrebbe nel Livignasco

Sentendo chi mi aveva fatto i panini a Grosio, questo versante della Val Viola doveva avere la strada più ampia e più bella, ma a mio avviso è vero il contrario!


Anche su questo versante a queste quote vegetazione rara o quasi assente. La discesa prosegue fra il Sasso di Castro a sx, in centro il Monte Grande e a dx il Corno delle Pecore

 


Ancora il paesaggio che cambia e a me sembrava di essere immersi in quelli che tante volte si sono visti in tv in qualche documentario girato in Nord America. Ora le cime di fronte sono: a sx il Monte Forcellina e a dx il Monte Foscagno, eh già! Dietro di esso c'è il Passo Foscagno con la strada che porta a Livigno. Trovandoci in ombra la temperatura stava scendendo parecchio

 


Come si vede in questo versante il fondo è più irregolare, con pietre e sassi smossi e la presenza delle canalette di scolo per l'acqua

 


Il primo ed unico avamposto trovato in questo versante

Naturalmente anche questo versante è solcato dal suo torrente, altrimenti dove finirebbero le piogge e le nevi disciolte in questo mondo di sassi e pietre?

 

Se sino a qui la strada era una sola, giunti quasi a valle abbiamo incrociato altri cartelli che segnalavano altri percorsi, per lo più si trattava in verità di sentieri


La discesa continua fra i boschi della Valle Viola/Bormina


Fra i boschi sono riuscito ad individuare Arnoga nostro punto di arrivo per intercettare la strada che sale al passo di Foscagno e che scende a Bormio


Anche la Val Viola ha il suo fondovalle percorso da un torrente ed occorre scavalcarlo per guadagnare l'altro versante della valle e qui si scende in picchiata, giunti nel fondo valle il termometro segnava 5° C


Una ripida cementata con tornanti fa perdere diversi metri quota. Una volta passato il ponte la strada affronta una salita sino ad un bivio dove si incontrano di nuovo altri cartelli dove a dx troverete l'indicazione per Arnoga.

Si tratta di un percorso a mezza costa nel bosco molto bello, se invece voleste fare la strada ordinaria, al bivio dovrete proseguire diritti in salita per poi svoltare a dx incrociando la strada. Ambedue i percorsi conducono allo stesso punto.

Io però consiglio questo percorso che è molto più accattivante.


Si arriverà in questo piazzale ad Arnoga


Come un "razzo" arriva anche lei a toccare l'asfalto

Volevamo fermarci a prendere qualcosa di caldo, ma essendo fuori stagione abbiamo trovato chiuso. Da qui lunga, divertente e veloce discesa verso Premadio dove si devierà per prendere il Sentiero Valtellina

 


A San Carlo oramai l'ombra era già arrivata da tempo

Guardando indietro abbiamo potuto vedere l'altra faccia delle montagne dove eravamo poco fa. La Cima de Piazzi innevata, poi a dx il Corno Sinigaglia e i Corni di Verva


Forse era anche per questo motivo che dietro di esse c'era un po' di fresco!

Giunti ad Isolaccia uno sguardo in alto ci ha fatto scorgere le Torri di Fraele

E per chi non le conoscesse basta vedere questo recente report dove troverete anche illustrato il percorso per il rientro a Tola al punto di partenza.

 


Traccia GPX


Conclusioni

Essere in grado di effettuare tutto il giro completo, come avrete visto, vi permetterà di attraversare e scoprire numerosi valli con ambienti completamente differenti uno dall'altro. La valutazione della fattibilità resta comunque sempre a vs. carico.

Prima Parte
da Tola a Eita

 

 



buone pedalate a tutti, Outside

 

Un foto racconto di Cadore designer © 2016
pagina creata: 15-10-2016
ultimo aggiornamento: 17-10-2016
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