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Valchiavenna
Il Tracciolino - Val Codera
(SO)
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SECONDA PARTE

Vi sono tracciati da farsi a piedi o in Mountain Bike che diventano spesso dei miti o percorsi da farsi almeno una volta nella vita, sia per gli scenari unici in cui si é immersi e sia per la parte stessa del percorso che richiede una continua attenzione nel condurre la bici.


Il Tracciolino, a sx il Lago di Mezzola e di Como

 

 
Lago e diga di Moledana - Tracciolino- Tracciolino in galleria

 

Lunghezza
Diff.
Dislivello
Fondo
Percorso
Pend. med./max.
Panoramico
Fontanelle
Punti ristoro
mio Voto
31,5km
a/r
650m
Asf-Sterr
Strad-Carr
11% - 15%
✩✩✩✩✩
-
✩✩✩✩✩
 N.B. Dati relativi all'intero percorso, Prima e Seconda parte  

 

 

 

 

 

 

L'ambiente è quello della bassa Valchiavenna verso la fine del lago di Mezzola.
Da Verceia parte una strada che sale verso la Val Dei Ratti, dove si trovano le località di Casten e Frasnedo. La strada termina ad una trentina di metri dal famoso percorso del Tracciolino. Un percorso ferroviario a scartamento ridotto e a livello di quota costante che serviva al trasporto di operai e materiali per la costruzione di una diga in Val Codera. Un opera unica realizzata negli anni 30' che non ha eguali sull'arco Alpino.



 
IL PERCORSO

La Valchiavenna è raggiungibile sia in auto che in treno con stazioni a Colico-Dubino-Verceia. Da Verceia, lasciata l'auto in un parcheggio, si prende la via Serto seguendo il cartello turistico marrone con indicazione Val Dei Ratti.
La strada che sale verso la Val Dei Ratti ha un tratto su asfalto ed uno su sterrato.

Attenzione per chi volesse salire in auto:dalla località Vico il transito è vietato a chi non è munito di permesso reperibile in alcuni esercizi pubblici a Verceia.
La salita è lunga 6,2km con pendenze media all'11% max 15%.
Intercettato il tracciato del Tracciolino, lungo 10 km, lo si potrà percorre sia verso la Val Dei Ratti, andando alla diga di Moledana con soli 650m, sia verso la Val Codera per altri 9km

Rifornimenti idrici

Una fontana si trova sul percorso verso Val Codera

Quale bici usare

Consigliabile MTB front o meglio full suspended, buon cambio e sospensioni e ottimi freni


La Valchiavenna
Il Tracciolino verso la Val Codera

 

Si ripercorre in senso inverso il tracciato con i binari che ci fanno compagnia.

Attenzione: arrivati a questo punto osservate che non ci sia il macchinario per la teleferica in funzione, se lo fosse, per prima cosa non soffermatevi sotto i cavi, e per seconda cosa guardate bene se stia arrivando la teleferica con il cesto, in tal caso attendete che sia giunta a stazione e poi passate.

Questa teleferica serve per il trasporto delle cose da e verso la frazione di Frasnedo, ma penso anche per portare il materiale da Verceia fin quassù. Questa dovrebbe essere la stazione di scambio intermedia delle due linee.

Anche il biker inquadrato è arrivato apposta da Parma per percorrere questo spettacolare tracciato.

 

Andando verso la Val Codera il percorso del Tracciolino segue in piano a quota costante il profilo delle montagne e dove non possibile lo fa con delle gallerie. Giordano e Sergio si stavano preparando a scattare le loro foto

 

Verceia vista dall'alto, riusciamo a scorgere anche dove abbiamo parcheggiato.

Bello no? Sotto di noi il Lago di Mezzola, il Pian di Spagna, il fiume Mera, il Lago di Como, un sacco di luoghi da vedere ed ammirare, ed ora un po' di storia a chi potrà interessare.

In corrispondenza della parte bassa a sx del lago di Mezzola e il Pian di Spagna, si trova la località Bocca d'Adda.

Ebbene attorno al medioevo, il lago di Mezzola non esisteva ed era la parte più a nord del lago di Como, con il paese di Samolaco (Summa Laco).

Il Fiume Adda in effetti sfociava in località Bocca d'Adda, creando con i suoi detriti alluvionali il Pian di Spagna.

Il problema era che con le frequenti inondazioni, il Pian di Spagna rimaneva una zona paludosa e malsana. Per questo motivo si studiò un canale che collegasse direttamente il corso dell'Adda dalla località Sant'Agata al Lago di Como e fu completato nel 1858.

Successivamente fra il 1948 e il 1953 furono eseguite le definitive opere di bonifica del Pian di Spagna, rendendolo come lo si può vedere oggi.

Qui lo sguardo e verso la media Valchiavenna, dove la Mera lambendo i fianchi del Monte Berlinghera sfocia nel Lago di Mezzola.

Se osservate le montagne sullo sfondo noterete una "V" fra le creste, ebbene li si trova un altro ambiente da favola oggetto di un paio di report a partire da qui

Per chi invece volesse limitarsi ad un percorso in piano e ciclabile può fare questo della Valchiavenna

Novate Mezzola e il laghetto Pozzo Di Riva, dove l'anno scorso è apparso un esemplare di Cigno Nero, probabilmente fuggito o liberato da una cattività, visto che è di origine Australiana.

Erano due anni che il Tracciolino era chiuso per i lavori di messa in sicurezza ed ora ecco il risultato dei lavori, con paletti e fili d'acciaio a protezione dagli strapiombi. Se osservate bene, poco sopra il primo paletto si vedono due "formiche"

più che "formiche" sono i miei compagni d'avventura!

Altro punto di scambio con panchina granitica

Val la pena fermarsi ad osservare il panorama

Infatti un bel colpo d'occhio spazia dal lago di Como sino alla media Valchiavenna. Con queste premesse capite bene che se si deve fare la fatica per arrivarci, meglio farla con una giornata ideale e di mattino, per avere la giusta luce che illuminerà il panorama che si avrà di fronte.

Pensate ai minatori o agli operai che negli anni 30' hanno realizzato questa opera e alle persone che poi ne hanno usufruito, percorrendo questo tragitto su questi binari. Quali emozioni potevano avere ogni giorno, prima di iniziare la giornata lavorativa, non certo come ai giorni nostri quando si è imbottigliati nel traffico prima di raggiungere il luogo di lavoro!

Penso che il lavoro di messa in sicurezza darà senz'altro i suoi frutti e prevedo una affluenza significativa di persone come già abbiamo potuto appurare a soli due settimane dalla sua apertura, del resto non ha eguali una simile opera oltre al contesto ambientale impagabile!

Un masso a monito del tracciato, la montagna è viva e i distacchi si possono anche verificare, specie nei cambi di stagione, quando in primavera si sciolgono le nevi ed i ghiacci che potrebbero fare rotolare a valle alcune pietre in equilibrio instabile.

Non preoccupatevi più di tanto, sono eventi naturali che possono succedere ma non di frequente! Voi comunque indossate il vostro casco, vi rammento che anche solo un semplice sasso che ruzzola sulla vostra testa sarà sempre più duro delle vostre ossa!


Il paesaggio è da cartolina, ovunque guardiate e sarete sempre a stretto contato con le rocce delle montagne

 

Fine della parte rilassante, ora da qui si va nel tecnico e spettacolare percorso fra gallerie e forre verso San Giorgio, Cola e la Val Codera.

Si prega di togliersi gli occhiali da sole, accendere la vostra potente torcia, indossare il giubbino se avete freddo, scendere dalla bici e tuffarsi nella lunga galleria!

Come vedete sul Tracciolino sono presenti delle paline con i cartelli di colore Verde e Rosso come nella foto. Questi cartelli indicano quando si può stare in sella o si deve scendere ed accompagnare la bici.

Ho ingrandito la segnaletica posta all'ingresso della galleria. Si possono anche vedere i due cartelli rosso e verde che indicano come si deve procedere in bici. Ovunque è presente la segnaletica dell'attenzione caduta massi.

Ho acceso il mio potente faro da "contraerea" e lontano vedevo dei catarifrangenti illuminati, era forse un treno?

.... ma va! Erano gli Indiana Jones con luci da minatore in fronte. Stavano attendendo il mio potente fascio luminoso per rischiarare il loro cammino!

La galleria è comunque dotata di luci e dovrebbero esserci degli interruttori agli ingressi, solo che ho notato che a due settimana dall'apertura già si sono portati via alcuni schermi in vetro dei portalampada e le lampadine! Va bene che c'è la crisi, ma se si arriva questo punto.... siamo proprio ridotti male!

Come si può vedere dalla foto se fossi stato in sella alla bici non avrei avuto molto spazio fra la testa e il tetto della galleria!

Siamo fuori dal tunnel, immersi nelle rocce e con altre gallerie che ci aspettano

sotto si vedeva la frazione di San Giorgio, raggiungibile più avanti con un sentiero ma solo a piedi.

Più si avanzava e più l'ambiente si faceva severo con le rocce che predominavano su scoscesi valloni con grossi massi in bella vista

Qui non può esistere un discorso di paramassi, viste le dimensioni che hanno!

 

Il contrasto della natura dove fra le rocce anche gli alberi riescono a crescere


Qui le rocce mostrano le colossali forze della natura con strati di roccia granitica ben visibili

Altra gola, altro regalo di panoramica verso la pianura

il nostro affascinante percorso continuava, spesso fermi a guardarci attorno

 

Quassù le vertigini sono una opzione non contemplata, e chi ne soffre è meglio che rinunci

Per chi pedala non c'è tempo per guardare il panorama, occorre stare attenti a non urtare le rocce e dove si mettono le ruote. Ne sa qualcosa Sergio che per una frazione di secondo di disattenzione ha urtato la roccia con l'estremità del manubrio perdendo l'equilibrio e trovandosi con una mano appoggiata ai fili di protezione, senza di essi avrebbe imparato a volare. Quindi ripeto, nei punti più critici concentrati e porre sempre la massima attenzione.


Come si vede il fondo è quasi sempre irregolare, con rocce affioranti o pietre, lo spazio ristretto, le gallerie basse le rocce sporgenti, però si è compensati da panorami di prima scelta!


Aspettatemi ci sono anch'io! A guardare opere simili c'è solo da pensare al lavoro che hanno dovuto fare per scavare nella roccia tanto da ricavarci questi spettacolari passaggi


Mi era stato suggerito di spingerci sino sotto la frazione di Cola che si vedeva sopra di noi .

Cola come Frasnedo, San Giorgio e Codera sono tutte frazioni raggiungibili solo a piedi e zaino in spalla con ore di cammino; eppure sono state abitate per lungo tempo ed in parte lo sono tutt'ora.


La spedizione esplorativa proseguiva, guadi ponti, fango, rocce, gallerie, tutto veniva macinato, ritrovando dentro di noi il bambino che si era perso per strada tanto tempo fa, quando abbandonata l'adolescenza, si sono lasciati alle spalle i tempi dei giochi.


Qui è stato fatto un nuovo ponte su quello che potrebbe sembrare un innocuo ruscello...


... ma si sa che in montagna fra le pareti rocciose ed i massii, spesso con forti piogge poi si potrebbe riversare a valle una notevole quantità d'acqua



Il Tracciolino qui cambia aspetto e dalle rocce si passa al bosco


Come da consiglio, giunti davanti a questa casa che si trova sotto la frazione di Cola, ci saremmo dovuti fermare, ma già che c'eravamo abbiamo proseguito


Raggiunto questo tratto dove il sentiero si allargava ed alcuni massi offrivano tavolini naturali, abbiamo preferito fare la sosta pranzo.


Di fronte a noi avevamo la minuscola località di Avedé in Val Codera.

Mentre stavamo pranzando si era fermato un escursionista "zaino in spalla" e parlando del tracciato e chiedendogli informazioni, ci aveva detto che poco più avanti il sentiero era bloccato da una frana in una galleria, per cui Codera non era raggiungibile in bici ma solo scendendo a piedi da un bivio posto prima della frana.

Noi per curiosità, terminato il pranzo, abbiamo voluto proseguire verso la frana, più che altro perché ci era stato detto che comunque dall'alto avremmo visto Codera.


Il sentiero proseguiva ancora intagliato nella montagna. A dx si vede una tettoia posta a riparo dall'acqua che scende lungo la parete della montagna


Come capo spedizione ho arrestato qui gli esploratori


Eravamo arrivati al punto rosso sulla mappa, dove veniva indicato in blu il sentiero che scendeva a Codera, ma da farsi a piedi.

Noi, come già scritto, eravamo intenzionati a vedere la frana, ma sulla mappa non era segnato il proseguimento del Tracciolino.

Il sentiero che proseguiva nel bosco comunque c'era, così per un tratto l'ho seguito ma era non frequentato, con erbe alte che spuntavano ed il tracciato stretto e non protetto a valle.

Ho preso la decisione di lasciare li la bici, cosa che ha fatto anche Sergio, mentre Giordano poi ha deciso di portarsela a presso.

Il percorso in giallo dovrebbe essere di circa 1,5km

 


Dal bosco un primo squarcio su Codera.
Mi sarei aspettato un numero di abitazioni inferiori visto che il luogo è raggiungibile solo a piedi ed invece c'è un discreto numero di case.


Volendo raggiungere la frana ho lasciato alle spalle Codera addentrandomi nella valle laterale

Niente male anche questa aspra valle che offre una bella visuale sui monti le cui vette sono condivise con la Valle dei Ratti


Un luogo appartato e difficilmente raggiungibile eppure l'uomo ne ha fatto la sua residenza già da tempi antichi



Ed in una valle dove le pietre non mancano di certo anche le abitazione sono state costruite con le stesse.


Un pò aspra un pò dolce questa lunga valle incanta i visitatori che dopo 8h di cammino possono raggiungere il rifugio in testa alla valle, dopo aver superato l'ultima frazione della valle; Bresciadega. In fondo, oltre le cime delle montagne, si trova la Val Bregaglia



Finalmente! Raggiunto l'obbiettivo della giornata: ecco la frana che ostruisce il passaggio del Tracciolino per la Val Codera.

Pare siano qualche decina di metri di frana. In fondo a sx, nella parete, si vede il buco nero di un'altra galleria.

Peccato, occorre tornare indietro, ma questo lo sapevamo già.



Qui le gallerie sono scavate a colpi di piccone, non certo con le talpe con cui realizzano le metropolitane o gli scavi dei tunnel autostradali!



Come si vede non è che ci sia poi così tanto margine per passarci in bici, ma anche a piedi i più alti ci potrebbero dare delle "inzuccate" come ne ha riportato il segno l'escursionista che ci aveva dato le informazioni sulla frana!


Questa parte del tracciato, come avete visto sulla mappa precedente, non è stato tracciato, anche perchè sarebbe da mettere in sicurezza, specie per chi volesse farlo in MTB

Tornando sui miei passi le visuali sono cambiate e ho scorto una vista più ampia su Codera

Viste che spesso sono ostruite dalla fitta vegetazione del bosco

Una frazione di spazio fra gli alberi e sono riuscito ad intravedere anche il campanile della chiesa.

Di buon passo mi raggiunge anche Sergio, desideroso pure lui di visionare la frana.

Qui un passo falso e con il sentiero non pulito sarebbe facile trovare il vuoto sotto il piede!

Un altro squarcio nella vegetazione ed ancora una nuova porzione di Codera si offre a noi

Ritorno alle nostre bici lasciate sul sentiero nel bosco, era ora di fare ritorno

Passiamo sopra San Giorgio, protetto dallo sperone della montagna e dal bosco.

Il minatore "illuminato" precede Giordano che era rimasto con il fanale non funzionante


Scrivevo all'inizio consigliando che era meglio venire quassù di mattino e come potete vedere il perché sta nella foto, con la foschia a rendere meno nitido il paesaggio.


Ultimo colpo d'occhio sulla Valchiavenna e attenzione a moderare la velocità con la discesa su sterrato perché dopo ci sono i tornanti!



CONCLUSIONI

Uno di quei percorsi che vanno segnati sul proprio taccuino nelle cose da fare. Le foto del resto non mentono e quello che si potrà vedere di persona sarà ancora meglio. Una di quelle opere uniche che valorizzano il territorio Italiano, richiamando visitatori da ogni parte d'Italia ed anche dall'estero.


Il commento dei "gregari"


Giordano

Sergio

Mi è piaciuto molto, è un percorso molto tecnico, passaggi da brivido (sempre che non siate abituati a cose strabilianti) e panorami bellissimi. 

Non è stata un'escursione lunghissima anche perché una galleria, crollata, ci ha obbligato a tornare, peccato!  

Mi verrebbe voglia di tornate e liberare il passaggio dalle rocce cadute ma verrebbe il sospetto che ne possano cadere delle altre. Sarebbe meglio che lo faccia personale più esperto.  

I pochi pedoni incontrati ci lasciavano passare anche per ammirare le nostre cavalcature; mi sentivo un abusivo e non mancavo di chiedere scusa passando sui loro passi. 

Ci si potrebbe immaginare il viaggio degli spalloni che portavano gli zaini con il materiale da contrabbando fra Italia e Svizzera su un percorso che sembra tracciato/scavato per fare la minor fatica. 

La ciliegina sulla torta: la discesa. Frenate ben dosate sullo sterrato e da brivido sull'asfalto.

"Percorso suggestivo e panoramico, in certi tratti da adrenalina pura.

Se non fosse stato messo in sicurezza sarebbe da incoscienti percorrerlo in MTB, perché occorrerebbero tre occhi indipendenti per non correre rischi eccessivi: uno per vedere dove posare le ruote (il fondo presenta frequenti asperità rocciose da aggirare o sormontare), un altro per tener d'occhio le sporgenze laterali della roccia e non urtarle col manubrio (ne so qualcosa), il terzo per guardare avanti e impostare la traiettoria, oltre che per vedere se arriva qualcuno in senso contrario. Ergo: andare piano e massima attenzione. 

Le gallerie: in alcune, anche lunghe, piove e ci sono molte pozzanghere, quindi in sostanza ci si bagna un po'; se non si dispone di un faro luminoso … ci si bagna di più!

Per il panorama necessario fermarsi, oppure venirci a piedi, che è una valida alternativa, tanto più che l'accesso da fondovalle è agevole."



PRIMA PARTE

 

 

  

buone pedalate a tutti, Outside

Un foto racconto di Cadore designer © 2015
pagina creata:29-09-2015
ultimo aggiornamento: 30-09-2015
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